Facebook is learning first-hand about the limitations of modern translation technology. The social media firm has apologized after people discovered that that translating Chinese President Xi Jinping’s name from Burmese to English led to him being called “Mr. Shithole” — no, we’re not kidding. The company blamed a “technical issue” for the flaw. It didn’t have Xi Jinping’s name in its Burmese database and made a wild stab at the translation, where it clearly fell apart. Other words starting with “xi” or “shi” also led to “shithole” translations.
L’intervento del celebre attore, sceneggiatore e regista non è un brutto intervento. A me i film di Sacha Baron Cohen sono piaciuti (quasi tutti, Bruno era moscetto) e gli riconosco il valore della sua satira sociale.
Quello che non condivido affatto di Sacha è il suo appello populista a rendere i social, e in generale i service provider direi (la distinzione non la fa, mi prendo la briga di estendere il concetto), responsabili per il contenuto pubblicato dagli utenti. È una scemenza colossale perché non dice come i social dovrebbero controllare la qualità dei contenuti inserita e pubblicata dagli utenti.
È possibile operare un controllo preventivo: costa, in termini economici e di personale impiegato, tantissimo. Più di quanto è ragionevole, anche considerando il fatto che stanno aumentando costantemente il numero di cittadini connessi e iscritti a queste piattaforme, e la quantità di materiale che pubblichiamo.
Sareste pronti ad aspettare 1 settimana, o 1 mese, per vedere i vostri contenuti approvati e pubblicati? Non credo. Si perderebbe anche il senso dei social media. L’alternativa sarebbe implementare un sistema automatico di filtraggio: ma programmato da chi? E con quali principi etici? Principi etici a stelle e strisce o europei?
L’alternativa è normare pesantemente il settore. In bocca al lupo. Mettiamo il caso che si riesca a mettere d’accordo i due lati dell’Atlantico, USA e UE normano in modo concorde: se la Cina, l’India e il resto del mondo non seguissero le stesse linee guida ci sarebbe solo da ridere.
Sacha non è animato da intenzioni sbagliate, ma è solo l’ennesima voce che arriva a parlare e sparare sentenze su temi di cui noi addetti ai lavori ci occupiamo da anni e anni e che non hanno soluzioni semplici. La proposta di Baron Cohen di lasciare ai politici eletti la decisione su come gestire questo mondo è miope: i politici eletti, per ragioni che sono anche corrette e che sono legate a come si scrivono le leggi, si muovono a un ritmo che non può essere quello di sviluppo della tecnologia.
Il discorso di Sacha Baron Cohen è molto eloquente. Ma è solo l’ennesima “random opionion” (così dice lui) gettata nel calderone di un dibattito tra sordi. Non è vero che siccome Google ha assunto i “best engineers in the world” può risolvere questo problema: è una banalizzazione davvero avvilente questa. Soprattutto, Baron Cohen probabilmente parla a una platea molto sensibile al concetto del giornalismo autorevole “vecchio stampo”: nessuna delle soluzioni da lui paventata risolverebbe però il problema di come tenere in vita il giornalismo.
Davvero, di un altro papa nero non sentivamo il bisogno.