Se dovessi scommettere su Twitter

Se dovessi scommettere su Twitter, su che fine farà, direi che non si mette bene. E non perché Musk sia riuscito a ottenere da un giudice un po’ di quei dati che dice di volere (per sfilarsi dall’accordo per comprare tutta la baracca a 44 miliardi di dollari), ma perché il danno d’immagine procurato alla società è enorme.

Non vedo, francamente, come possano pensare di andare avanti a lungo dopo queste batoste in serie. Se anche venisse confermato l’accordo e Musk dovesse pagare, il giorno dopo cosa accadrebbe?

Quindi, da qui a un anno?, resteremo in mano a due entità: da un lato Facebook+Instagram, dall’altra TikTok.

L’errore di Sacha

L’intervento del celebre attore, sceneggiatore e regista non è un brutto intervento. A me i film di Sacha Baron Cohen sono piaciuti (quasi tutti, Bruno era moscetto) e gli riconosco il valore della sua satira sociale.

Quello che non condivido affatto di Sacha è il suo appello populista a rendere i social, e in generale i service provider direi (la distinzione non la fa, mi prendo la briga di estendere il concetto), responsabili per il contenuto pubblicato dagli utenti. È una scemenza colossale perché non dice come i social dovrebbero controllare la qualità dei contenuti inserita e pubblicata dagli utenti.

È possibile operare un controllo preventivo: costa, in termini economici e di personale impiegato, tantissimo. Più di quanto è ragionevole, anche considerando il fatto che stanno aumentando costantemente il numero di cittadini connessi e iscritti a queste piattaforme, e la quantità di materiale che pubblichiamo.

Fonte: https://www.domo.com/learn/data-never-sleeps-7

Sareste pronti ad aspettare 1 settimana, o 1 mese, per vedere i vostri contenuti approvati e pubblicati? Non credo. Si perderebbe anche il senso dei social media. L’alternativa sarebbe implementare un sistema automatico di filtraggio: ma programmato da chi? E con quali principi etici? Principi etici a stelle e strisce o europei?

L’alternativa è normare pesantemente il settore.
In bocca al lupo.
Mettiamo il caso che si riesca a mettere d’accordo i due lati dell’Atlantico, USA e UE normano in modo concorde: se la Cina, l’India e il resto del mondo non seguissero le stesse linee guida ci sarebbe solo da ridere.

Sacha non è animato da intenzioni sbagliate, ma è solo l’ennesima voce che arriva a parlare e sparare sentenze su temi di cui noi addetti ai lavori ci occupiamo da anni e anni e che non hanno soluzioni semplici. La proposta di Baron Cohen di lasciare ai politici eletti la decisione su come gestire questo mondo è miope: i politici eletti, per ragioni che sono anche corrette e che sono legate a come si scrivono le leggi, si muovono a un ritmo che non può essere quello di sviluppo della tecnologia.

Il discorso di Sacha Baron Cohen è molto eloquente.
Ma è solo l’ennesima “random opionion” (così dice lui) gettata nel calderone di un dibattito tra sordi. Non è vero che siccome Google ha assunto i “best engineers in the world” può risolvere questo problema: è una banalizzazione davvero avvilente questa.
Soprattutto, Baron Cohen probabilmente parla a una platea molto sensibile al concetto del giornalismo autorevole “vecchio stampo”: nessuna delle soluzioni da lui paventata risolverebbe però il problema di come tenere in vita il giornalismo.

Davvero, di un altro papa nero non sentivamo il bisogno.