La bufala di San Valentino su YouTube

Gira questa fanfaluca sui social, oggi, secondo cui YouTube sarebbe stato fondato proprio il 14 febbraio perché all’inizio era un sito di dating.

È una balla clamorosa, e il racconto su come veramente è nato YouTube l’avevano fatto gli stessi fondatori al TIME qualche anno fa:

No company, of course, is ever founded in a single moment, and YouTube evolved over several months. Chad and Steve agree that Karim deserves credit for the early idea that became, in Steve’s words, “the original goal that we were working toward in the very beginning”: a video version of HOTorNOT.com HOTorNOT is a dating site that encourages you to rate, on a scale of 1 to 10, the attractiveness of potential mates. It’s a brutal, singles-bar version of MySpace, but Karim says it was a pioneer: “I was incredibly impressed with HOTorNOT, because it was the first time that someone had designed a website where anyone could upload content that everyone else could view. That was a new concept because up until that point, it was always the people who owned the website who would provide the content.”

The idea of a video version of HOTorNOT lasted only a couple of months. “It was too narrow,” says Chad. He notes that another early idea was to help people share videos for online auctions. But as the site went live in the spring of 2005, the founders realized that people were posting whatever videos they wanted. Many kids were linking to YouTube from their MySpace pages, and YouTube’s growth piggybacked on MySpace’s. (MySpace remains YouTube’s largest single source of U.S. traffic, according to Hitwise.) “In the end, we just sat back,” says Chad–and the free-for-all began. Within months–even before Lazy Sunday–investors such as Time Warner and Sequoia Capital, a Menlo Park investment firm, began to approach YouTube about buying in. Big advertisers started paying attention in October 2005, when a cool Nike ad-that-doesn’t-look-like-an-ad of the Brazilian soccer player Ronaldinho went viral in a big way on YouTube. Sequoia–which has helped finance Apple, Google and other valley greats–ended up providing about $8.5 million in 2005–just in time for Steve to avoid having to increase his credit-card limit yet again to pay for various tech expenses.

The YouTube Gurus (25 dicembre 2006)

Niente sito di incontri e amori, quindi: semplicemente l’ispirazione come spesso accade era partita da quanto i founder (che all’epoca erano molto giovani) conoscevano bene. E quello citato era tra i primi esempi di sito in grado di ospitare il cosiddetto user generated content.

L’errore di Sacha

L’intervento del celebre attore, sceneggiatore e regista non è un brutto intervento. A me i film di Sacha Baron Cohen sono piaciuti (quasi tutti, Bruno era moscetto) e gli riconosco il valore della sua satira sociale.

Quello che non condivido affatto di Sacha è il suo appello populista a rendere i social, e in generale i service provider direi (la distinzione non la fa, mi prendo la briga di estendere il concetto), responsabili per il contenuto pubblicato dagli utenti. È una scemenza colossale perché non dice come i social dovrebbero controllare la qualità dei contenuti inserita e pubblicata dagli utenti.

È possibile operare un controllo preventivo: costa, in termini economici e di personale impiegato, tantissimo. Più di quanto è ragionevole, anche considerando il fatto che stanno aumentando costantemente il numero di cittadini connessi e iscritti a queste piattaforme, e la quantità di materiale che pubblichiamo.

Fonte: https://www.domo.com/learn/data-never-sleeps-7

Sareste pronti ad aspettare 1 settimana, o 1 mese, per vedere i vostri contenuti approvati e pubblicati? Non credo. Si perderebbe anche il senso dei social media. L’alternativa sarebbe implementare un sistema automatico di filtraggio: ma programmato da chi? E con quali principi etici? Principi etici a stelle e strisce o europei?

L’alternativa è normare pesantemente il settore.
In bocca al lupo.
Mettiamo il caso che si riesca a mettere d’accordo i due lati dell’Atlantico, USA e UE normano in modo concorde: se la Cina, l’India e il resto del mondo non seguissero le stesse linee guida ci sarebbe solo da ridere.

Sacha non è animato da intenzioni sbagliate, ma è solo l’ennesima voce che arriva a parlare e sparare sentenze su temi di cui noi addetti ai lavori ci occupiamo da anni e anni e che non hanno soluzioni semplici. La proposta di Baron Cohen di lasciare ai politici eletti la decisione su come gestire questo mondo è miope: i politici eletti, per ragioni che sono anche corrette e che sono legate a come si scrivono le leggi, si muovono a un ritmo che non può essere quello di sviluppo della tecnologia.

Il discorso di Sacha Baron Cohen è molto eloquente.
Ma è solo l’ennesima “random opionion” (così dice lui) gettata nel calderone di un dibattito tra sordi. Non è vero che siccome Google ha assunto i “best engineers in the world” può risolvere questo problema: è una banalizzazione davvero avvilente questa.
Soprattutto, Baron Cohen probabilmente parla a una platea molto sensibile al concetto del giornalismo autorevole “vecchio stampo”: nessuna delle soluzioni da lui paventata risolverebbe però il problema di come tenere in vita il giornalismo.

Davvero, di un altro papa nero non sentivamo il bisogno.