La polemica che ha infuriato in questi giorni, su un tema piuttosto complesso, è parsa a noi addetti ai lavori una polemica di retroguardia: sul tema dell’anonimato in Rete abbiamo discusso e dibattuto nell’arco temporale compreso tra il 1995 e il 2005. Poi, dopo quel momento, quello che dovevamo dirci ce lo eravamo detto: l’anonimato in Rete serve, è qui per restarci, ha moltissimi limiti nella pratica ma soprattutto non serve inventarsi per Internet regole diverse da quelle che ci sono già. Le leggi funzionano benissimo sia online che offline: non c’è differenza tra online e offline.
Detto questo, vediamo di ricordare almeno qualche ragione del perché l’anonimato in Rete serve.
1. Libertà d’espressione. Qualsiasi sia la vostra obiezione, io ribatto: Primavera Araba. Potrei aggiungere altro sui vari leak (Snowden ecc.), ma poi ci buttiamo sul controverso – almeno secondo qualcuno, non per quanto mi riguarda.
2. Sicurezza. Una sola e unica identità, qualsiasi sia il sistema di sicurezza adottato, è un rischio. Accentrare tutte le informazioni in un unico database significa che se violano quel database avranno i dati di tutti. Infine, gestire un servizio del genere significa molto in termini di affidabilità, resilienza, sicurezza, disponibilità: se pensi che lo Stato debba riprendersi la gestione di SPID e renderlo un servizio sempre più universale e pervasivo (in senso buono), devi mettere in condizione lo Stato di erogare un servizio che per qualità ricorda più Amazon che il sito del comune. A oggi il track record dell’Italia parla di tanti siti dei comuni e nemmeno un Amazon. In ogni caso se posso restare anonimo tranne quando voglio essere identificato, beh, tanto meglio: diminuiscono i rischi di seminare in giro dati preziosi.
3. Tecnocontrollo. Io non voglio che lo Stato possa sapere tutto quello che faccio: non tirate fuori la storia del “se non hai niente da nascondere”, è un’obiezione fascista. Voglio garantire la mia privacy, non voglio che tutte le mie azioni siano associate a un profilo pubblico: se voglio andare sul PornHub non voglio essere identificato con lo stesso profilo con cui accedo al mio cassetto previdenziale. Senza contare le ricadute possibili in termini di rischi che un privato si appropri di informazioni sensibili associate al mio profilo pubblico.
4. Libero mercato. Io non sono un sostenitore del capitalismo anarchico, ma è indubbio che la concorrenza e la pluralità dell’offerta siano uno stimolo importante per lo sviluppo e la crescita tecnologici. In questa prospettiva, un servizio che si ponga in concorrenza costruttiva con i privati e sia un modello di riferimento per la sicurezza, l’affidabilità e l’universalità può essere un agente positivo – ovviamente se non è obbligatorio.
Poiché il ministro Pisano non è l’ultima arrivata, bazzica il mondo di noi addetti ai lavori da un po’, mi aspetto che queste e altre argomentazioni le abbia sentite almeno una volta nel corso di qualche conversazione, convegno, conferenza. Credo altresì che sia una cosa buona che oggi abbiamo un Ministro per l’Innovazione, un ministro che si esponga per far sì che temi come quelli dell’identità digitale e dei diritti digitali arrivino alla ribalta dell’agenda politica. Un Paese che si preoccupa di come usare la tecnologia per migliorare i propri servizi è un Paese che pone il digitale tra le proprie priorità: e questo non può che fare felici gli addetti ai lavori, soprattutto se si prosegue sulla scia di quanto hanno iniziato a fare gli uomini e le donne del Team per la Trasformazione Digitale.
È stato dialetticamente un passo falso, inutile negarlo. Però non cominciamo il nostro solito tiro al piccione: ci serve un alleato nella stanza dei bottoni, ci serve per recuperare il tantissimo tempo perduto, e non abbiamo neppure più il tempo di stare a sindacare se questo alleato indossa la casacca di un colore o di un altro. Fino a quando farà le cose giuste, fino a quando ci darà le risposte giuste e ascolterà i nostri consigli, un alleato è un alleato: se tradirà le nostre aspettative vedremo cosa fare. Per ora mi pare che le intenzioni siano buone.
PS: Ho goduto come un matto a vedere la foto che gira del ministro Pisano durante il suo intervento a SIOS19. Solo non ho capito dove l’abbiano presa.