Oggi vi racconto una storia bellissima, fatta di paradossi e di situazioni al limite dell’incredibile: una storia in cui la politica internazionale si incrocia con le diatribe tra due aziende private, con sullo sfondo le elezioni presidenziali USA.
Tutto parte da una mossa (neanche tanto) a sorpresa di Epic, che per chi non lo sapesse è anche quella dell’Unreal Engine, che piazza dentro il celeberrimo Fortnite un’opzione per pagare che scavalca i meccanismi imposti da Apple su App Store. Così facendo non dovrà girare il 30 per cento di quanto incassa a Cupertino: ma, ovviamente, passa 1 minuto prima che scatti la rappresaglia. Epic viene messa alla porta da Apple: non solo facendo fuori Fortnite dal marketplace, ma pure terminando l’account sviluppatore di Epic e dunque tagliandola fuori totalmente dalle piattaforme con la mela morsicata (con un effetto a cascata anche per tutti quelli che usano l’Unreal Engine).
A questo punto, Epic va in tribunale (era tutto già organizzato, figurarsi): Apple, dal canto suo, risponde a carta bollata con carta bollata. La storia, evidentemente, durerà ancora molto a lungo.
Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Nelle ultime settimane un’altra vicenda ha tenuto ancora banco nel mondo della tecnologia: parliamo della fissazione degli USA, in particolare della amministrazione di Donald Trump, riguardo i cinesi che spierebbero gli americani a mezzo tecnologia. E così dopo Huawei e ZTE, nel mirino ci sono finite TikTok e WeChat. Mossa elettorale, ci sono le Presidenziali alle porte e Donald si deve mostrare forte se vuole ottenere altri 4 anni alla Casa Bianca.
Ora.
Sapete chi c’è dietro WeChat? Non preoccupatevi, ve lo dico io: c’è Tencent, una delle più grandi aziende asiatiche (e quindi del mondo) di tecnologia. Un colosso che, per darvi un’idea, potremmo paragonare a Google per il peso specifico che ha nel mondo digitale a Oriente. E Tencent possiede anche una bella fetta di Epic: una delle considerazioni fatte dopo quell’ennesima minaccia di ban da parte di Trump era stata, per l’appunto, il rischio che dentro il calderone ci finisse pure un blockbuster come Fortnite.
Torniamo alla nostra storia.
Mentre Epic e Apple si cannoneggiano in tribunale, Apple fa una mossa che ha il sapore del trolling: piazza in bella mostra sul proprio marketplace il principale concorrente di Fortnite, ovvero PUBG. Sempre di una battle royale si tratta, ma non la produce Epic.
Sapete di chi è PUBG? Di Tencent.
Quindi, siamo al paradosso di aver sponsorizzato un’app tutta cinese ai danni di un’altra app che è cinese solo in parte. Tutto questo mentre dalla Casa Bianca tuonano contro i rischi per la privacy e la sicurezza, a causa di questi vendor cinesi che passano le nostre informazioni al Governo di Pechino.
È o non è una storia bellissima?
PS: Lo so che il titolo contiene un errore, l’ho scritto apposta così!