Con la proposta del DASPO social, il movimento delle sardine si è rivelato ciò che immaginavo potesse essere. L’ennesimo esempio italiano di chi, ottenuto un briciolo di attenzione mediatica, alla prova dei fatti quando deve mostrare la propria proposta programmatica tira fuori delle banalità qualunquiste.
Non è solo tecnicamente infattibile, ma è anche pericoloso: di anonimato in Rete abbiamo parlato pochi giorni fa e valgono le stesse considerazioni.
Onestamente, stavolta manco ci avevo creduto nelle sardine. E non è (solo) che sto invecchiando.
Confesso che non avevo idea del fatto che la finanza “halal” seguisse regole e dettami molto diversi da quelli del capitalismo anarchico occidentale. È una distanza culturale importante, ben descritta in questo articolo.
A questo punto mi toccherà studiare: ma anche prendere in considerazione questo aspetto quando leggo, osservo, ascolto informazioni e notizie relative al rapporto tra Medioriente e Occidente.
A distanza di poche ore arrivano due notizie simili, ma non identiche, sulle sorti di due catene retail: Gamestop registra risultati pessimi durante le feste, Bose annuncia la chiusura dei suoi negozi in Europa e Nordamerica (e Giappone).
Entrambe le notizie sono legate alla crescita dell’e-commerce e al cambio di abitudini dei consumatori. Da un lato però probabilmente Gamestop ha fatto scelte errate nella gestione della sua strategia, dall’altro Bose ha azzeccato i prodotti ma deve fare i conti con una contrazione degli spazi che si può ritagliare nelle case dei consumatori.
Certo va sottolineato un dato: Gamestop e Bose sono in crisi nel retail, Apple continua ad andare a gonfie vele coi suoi Store.
Gli Stati Uniti portano avanti la loro guerra santa contro Huawei, costituita essenzialmente da sospetti per i quali manca qualsiasi prova. Riassumendo, potremmo sintetizzare così la questione: gli USA vanno in giro a dire che forse, in futuro, magari, Huawei potrebbe essere costretta dal Governo cinese a spiare per conto loro.
Si vede che gli USA sanno qualcosa che noi non sappiamo. Chissà, magari parlano per esperienza.
Scherzi a parte, una dichiarazione del premier britannico Boris Johnson – contenuta in una intervista rilasciata alla BBC e ripresa sulle pagine del Guardian – chiude a mio avviso la questione una volta per tutte:
The British public deserve to have access to the best possible technology. We want to put in gigabit broadband for everybody. Now if people oppose one brand or another then they have to tell us what’s the alternative
A oggi non esiste ancora un’alternativa credibile, sotto vari aspetti, alla presenza dei device di Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazioni. La verità è che gli Stati Uniti sono in ritardo sul 5G e pensano, si illudono, che rimandare possa tornargli comodo: nel frattempo l’Asia corre, e le tigri non resteranno certo ad aspettarci.